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Al airots igled... Uhm... preso
dall'originale libretto interno di "Lust In Translation", affetto
a quanto pare dal morbo del granchio scrittore, ho iniziato a digitare caratteri
al contrario. A parte gli scherzi, la storia degli Zamarro inizia nel 2002
quando Markus Gisin abbandona la sua precedente band chiamata Lunazone per
dedicarsi ad un nuovo progetto musicale nel quale viene da subito coinvolto
il batterista Michael Hediger, già tecnico del suono dei Lunazone
ed ex-Hell Mute. Dopo avere realizzato un 10'' di 6 traccie, nel Novembre
del 2002 la Middle Class Pig Records, indie label tedesca già con
The Masons, Cretin 66, The Blondes, immette sul mercato il loro primo CD
titolato "1st Race". Dopo questa release, gli Zamarro riescono
ad esibirsi in una lunga serie di live-shows partendo dalla terra natia
per arrivare sino agli Stati Uniti. Nel Settembre del 2003 il produttore
Jack Endino (Nirvana, Soundgarden, Mudhoney, Zeke, Theraphy, The Supersuckers,
Zen Guerrilla, etc.) decide, dopo avere ascoltato alcuni demo, di produrre
il nuovo lavoro degli Zamarro, che verrà poi registrato presso i
Soundhouse Studios di Seattle. Si parte così alla grande con "Roadmovie",
in un ribollire di groove fra Thin Lizzy, Zen Guerrilla e Halfway To Gone.
"Breakdown" e "Like I Do" attraggono grazie alle buone
linee melodiche dei loro refrains e a un tessuto sonoro che vede gli Hellacopters
e i Gluecifer scorazzare a destra e manca, mentre i Kyuss vengono a fare
qualche capatina per dare al tutto il giusto fuzz appeal. "Laku Noc"
rappresenta la prima sorpresa di "Lust In Translation" con un
approccio quasi darkeggiante, con i Cult nelle ossa e i soliti debordanti
guitar solos guidati dall' esperto Gisin. "Behind The Moon" ritorna
a macinare classe e raw attitude, perché potete pure rivoltare gli
Zamarro e affibiare al loro sound qualsiasi astrusa definizione, ma "Lust
In Translation", è uno di quei lavori che porta ai massimi livelli
il verbo del vero Hard Rock. Per rendersene definitivamente conto ascoltatevi
la successiva "1975", la mia song preferita. Via poi con i break'n'roll
riffs di "Lost" e la fumosa coltre di energia sprigionata dal
sulfureo attacco titolato "Glow". In chiusura ecco arrivare "Zagreb",
con il motore del dragster targato Zamarro che viene messo alla frusta da
continue ripartenze inframezzate da ispirati momenti acustici. Vi informiamo
che sulla versione in vinile di "Lust In Translation" potrete
trovare una track aggiuntiva titolata "She's Rock'n'Roll". Dopo
i Backwash la Svizzera trova un'altra band di assoluto valore e mentre il
"cioccolato" non perde mai il proprio antico fascino, The Rock
Explosion spara un'altra cartuccia fra i propri top albums! Recensione realizzata da Rossi Bruno |
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